Hera non proseguirà con le misure speciali per i lavoratori fragili: la denuncia del sindacato

Abbiamo appreso, nella tarda serata di lunedì 28 marzo dalla informativa coronavirus n 40, della scelta del Vertice del Gruppo Hera di non proseguire con le misure speciali rivolte ai lavoratori fragili, con particolare riferimento allo svolgimento integrale della prestazione lavorativa in modalità agile, attenendosi a quanto previsto, o meglio, non più previsto, dal Decreto Legge n 24 che introduce disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione al 31 marzo 2022 dello stato di emergenza Covid-19.
Siamo ad evidenziare che tale decisione non è stata né discussa, né tantomeno condivisa in sede di Comitato Covid. Nello specifico, negli ultimi due incontri del Comitato abbiamo espresso la necessità di non abbassare la guardia sui pericoli di diffusione del virus Sars-CoV-2 e di adottare tutte le misure possibili per salvaguardare la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori, in particolare di quelli che, a causa delle loro condizioni di salute, sono più di altri esposti al rischio di contagio. Nel corso dell’ultima riunione l’azienda aveva condiviso con noi di procedere al mantenimento della prestazione lavorativa in modalità agile, come previsto dal Governo.
Purtroppo e, secondo noi erroneamente, nella pubblicazione del Decreto Legge è scomparsa questa condizione relativa ai lavoratori fragili, mentre è stata prolungata, al 30 giugno 2022, la possibilità di svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile (DL n. 24/2022).
Il Vertice Aziendale, senza tener conto delle preoccupazioni e della posizione espresse dalla Componente Sindacale del Comitato Covid, ha deciso comunque di non utilizzare la proroga al lavoro agile, non solo per i lavoratori che ad oggi non hanno ricevuto l’Accordo Individuale per lo svolgimento della prestazione lavorativa da Remoto due giorni a settimana, ma, cosa a nostro parere ancora più grave, anche per i lavoratori cosiddetti “fragili”. Riteniamo questa scelta unilaterale non rispettosa delle corrette relazioni finora intercorse nel Comitato Covid.


Inoltre, non è coerente con la scelta di procedere gradualmente al superamento delle misure messe in campo a tutela della salute dei lavoratori e condivise in Comitato Covid. Se da una parte l’azienda sostiene il mantenimento di alcune misure, come ad esempio l’applicazione di orari disagianti, quando si parla del lavoro agile segue tutt’altra strada. Il lavoro agile è stato ed è ancora un’importante misura di tutela della salute dei lavoratori, in particolare per i soggetti “fragili”, lavoratori che prestano l’attività a casa da due anni e che hanno contribuito come tutti, nei momenti più bui della pandemia, a garantire la continuità dei servizi e gli ottimi risultati aziendali evidenziati anche dalla dirigenza negli ultimi giorni. Decidere di far rientrare questi lavoratori, da un giorno all’altro, senza verificarne le effettive condizioni di salute lo riteniamo incoerente con i principi che hanno guidato la gestione di tutta la fase d’emergenza. In un’azienda che ha sottoscritto, prima di tante altre, un accordo sul lavoro agile, che organizza workshop come quello del 9 dicembre su “L’evoluzione delle dinamiche sociali e relazionali per la “rinascita” del lavoro”, appare davvero di difficile comprensione la scelta del Vertice di non utilizzare la possibilità di proroga prevista dal decreto come strumento di ulteriore tutela dei lavoratori, soprattutto quelli cosiddetti “fragili”.
Il lavoro agile, come dimostrato dai risultati di questi ultimi due anni, non è certo una modalità organizzativa che arreca problemi sulla produttività o sull’efficienza della prestazione lavorativa. Per questo abbiamo chiesto all’azienda di rivalutare questa scelta per tutti i lavoratori esclusi, soprattutto per i soggetti “fragili”, perché si faccia tutto il possibile per tutelare la loro salute.
Riteniamo, in conclusione, la scelta del Vertice Aziendale di attenersi solo al minimo previsto dalla legge assolutamente non adeguata ai principi di tutela della salute e della sicurezza e delle politiche del buon rientro di cui il Gruppo Hera si “fregia” da tempo!

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